lunedì 15 settembre 2008

E' MORTO RICHARD WRIGHT

La tanto sospirata reunion dei Pink Floyd non potrà esserci mai. Ieri mattina la famiglia ha annunciato la scomparsa la notte scorsa, nella propria abitazione e «dopo una breve lotta contro il cancro», di Richard Wright, il sessantacinquenne tastierista dell'amatissima, leggendaria band britannica da anni divisa da conflitti di Ego: da una parte, solo e altero, sta Roger Waters autore di tutti gli anni migliori della maturità del gruppo; dall'altra, proprietari del nome, David Gilmour il raffinato, magnifico chitarrista, Nick Mason il batterista e biografo del gruppo, e appunto Richard Wright, personaggio di carattere appartato, pianista un po' soffocato dalle enormi personalità che lo circondavano, ma parte importante in almeno «The Dark Side of the Moon», per il quale scrisse «The Great Gig in the Sky» e «Us and Them»; era assai attivo negli impasti vocali.

Fu proprio Wright il primo ad entrare in conflitto con Roger Waters: successe nel 1979, durante la lavorazione del magnifico «The Wall». L'alto tasso di ambizioni, il progredire ormai del conflitto di personalità fra Waters e Gilmour, si portò dietro la convinzione da parte del sulfureo bassista (in quel momento ormai padrone della band) che Wright non si desse abbastanza da fare nel proprio ruolo artistico: Roger gli chiese apertamente di lasciare il gruppo e Richard obbedì. Si è sempre parlato di eccessivo uso di cocaina per questo «basso rendimento», ma Wright ha continuato con insistenza a smentire. L'episodio finì comunque per costituire un tassello importante nella crescita delle tensioni, che si acuirono ulteriormente durante la lavorazione (senza Wright, ormai) di «The Final Cut» nel 1983 dedicato alla memoria del padre di Waters, morto ad Anzio durante la guerra ed ultimo disco della formazione originaria: mancava, è ovvio, Syd Barrett, ormai da anni in preda ai fantasmi della propria mente, poi deceduto il 7 luglio 2006 a sessant'anni.

Wright era membro fondatore dei Pink Floyd, parte di quel gruppetto che (Barrett a parte) studiava nel 1964 architettura alla London's Regent Street Polytechnic School; con i compagni, aveva partecipato ai progetti Sigma 6 e The Architectural Abdabs nell'anno successivo. Si sa che fu poi il nuovo venuto Syd Barrett a coniare il nome Pink Floyd, ispirandosi ai due numi tutelari Pink Anderson e Floyd Council, e ad imprimere la svolta psichedelica nel giro di un paio d'anni.

Come si vede, il nome di Wright finisce per accompagnare le peripezie della celeberrima formazione. Egli tornò nei Pink dopo che Waters se n'era andato, chiamato come collaboratore dagli altri per «A momentary Lapse of Reason»; e tornò membro effettivo solo per la lavorazione di «The Division Bell»: è noto che non sono questi dischi, dal divorzio di Waters in poi, che continueranno a brillare nella storia della band. Wright è stato pure autore solista, con alcuni album: il primo, "Wet Dream", uscì nel '78, proprio durante i primi screzi con Waters.

Tante azioni legali per il possesso del nome, e odi definitivi, si stemperarono verso l'inizio del secolo con l'incontro casuale dei tre Pink con il bassista, durante una passeggiata sulla spiaggia a Moustique: e nel luglio del 2005, per il Live 8, ci fu quel piccolo, delizioso e indimenticabile cameo dei quattro sulla scena di Hyde Park. In tutti questi ultimi anni, Wright ha continuato ad accompagnare Gilmour nei suoi concerti solisti. Da tempo, i diplomatici del rock erano al lavoro per ricucire la possibilità di una riunione piena dei componenti. Sembrava quasi fatta. Ma ora Wright ha scompigliato lui, con la sua improvvisa partenza, le regole del gioco.

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